Dopo l’invenzione, o
meglio, la scoperta della fotografia, la preoccupazione
principale degli studiosi che si appassionavano ai
procedimenti di riproduzione della realtà fu quella di
riuscire a ricreare nella stessa riproduzione anche
il movimento.
All'epoca dei primi
tentativi di riproduzione del movimento, era già noto da
tempo il
fenomeno della
persistenza dell'immagine sulla retina.
È questo il fenomeno
che sta alla base della percezione del movimento quando
assistiamo ad uno spettacolo cinematografico o televisivo.
Già nel 1829 uno scienziato francese, Plateau, sosteneva
che:
"se più oggetti
differenti tra loro si mostrano all’occhio a intervalli di
tempo assai corti e sufficientemente ravvicinati, le
impressioni successive che si producono sulla retina si
legano senza confondersi e si pensa di vedere un solo
oggetto che cambia gradatamente forma e posizione"
(1).Su
questa asserzione, nel secolo scorso furono effettuati
moltissimi esperimenti, con l’invenzione di strumenti vari
che dovevano culminare nel 1895 con l'invenzione del "cinematografo"
da parte dei fratelli Lumière.
Il percorso storico che ha portato ad un avvenimento
fondamentale per la società moderna ci può fornire un
corrispondente percorso didattico che possiamo affrontare a
scuola, con i bambini, per comprendere il fenomeno
ottico-meccanico che sta alla base dell’illusione del
movimento nel cinema e in televisione.
(1) Da AA.VV.,
Cinema & Film, Armando Curcio Editore, Roma 1987, pag. 31. |