Due parole... o
tre!
Mi sono interessato
di educazione all'immagine fin dall'inizio
della mia carriera scolastica. Tutto è iniziato con una giovanile passione per la fotografia che dopo
qualche anno ho iniziato ad utilizzare nella sfera professionale,
sia come documentazione del lavoro svolto, sia come strumento per l'apprendimento e
per l'approccio alle tecniche che un tempo venivano
chiamate "audiovisive" e che ora sono generalmente
indicate come "multimediali". In seguito ho esteso i miei interessi e le mie ricerche in ambito
scolastico anche agli aspetti grafici, pittorici e plastici
dell'educazione all'immagine.
Le esperienze raccolte in questo
ipertesto sembreranno forse superate e ingenue nell'era
dell'informatica. Grazie ad uno
scanner e ad un computer, infatti, alcune delle tecniche proposte si
possono sicuramente mettere in pratica con un minor dispendio di
energie e tempo. Mi riferisco in particolar modo alle esperienze
relative alla fotografia e alla realizzazione di un fumetto.
Considerando il principio secondo il quale l'uso crea l'organo e il
disuso lo distrugge, qualcuno sostiene
provocatoriamente che le dita delle nostre mani prima o
poi si ridurranno a tre: due laterali per tenere fermo il mouse e una, nel mezzo,
per premere il pulsante. Al di là della provocazione, sono convinto che
l''informatica, le sue tecniche e i suoi strumenti ci possano
sicuramente semplificare l'esistenza, ma considerando che ogni individuo inizia ad
esplorare il mondo che lo circonda manipolando gli oggetti, sono convinto che
nell'educazione non si possa e non si debba rinunciare al contatto
diretto con le cose, ma si debba permettere al bambino di pasticciare,
ritagliare, incollare, e di instaurare innanzi tutto un rapporto concreto e manuale con la realtà.
È secondo tale principio che, a mio avviso, le tecniche
descritte in questo ipertesto continuano ad avere una loro
importanza per un approccio elementare ed attivo al linguaggio
dei media tecnologici. Il computer potrà
sicuramente aprire nuove possibilità, ma non si dovrà trascurare
l'esigenza da parte del bambino di sperimentare innanzi tutto un
contatto fisico con la realtà che lo circonda.
NB: Le immagini inserite nelle
seguenti pagine web sono tratte dall'archivio personale e dal
testo
"Tuttimmagine" pubblicato nel 1991 in collaborazione con
Daniela Antonello. |
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