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"Un giocattolo di nome Marco" di Beppe Forti, Edizioni "Il Rubino" - Napoli  2007

Recensione di Emanuela Manzoli

Il tema del bullismo in ambiente scolastico è molto attuale poichè sta dilagando fra i giovani e non esclude i bambini  della scuola dell’infanzia e della scuola primaria.
In genere molti credono di sapere cosa è il bullismo cioè una forma più accentuata di esuberanza che in fondo fa parte della naturale crescita dei ragazzi, per cui non occorre scandalizzarsi per qualche scherzetto un tantino pesante. Le vittime degli scherzi, poi, dovrebbero imparare a difendersi e a non lagnarsi in continuazione! Questo modo di pensare è del tutto sbagliato perchè induce alla disastrosa sottovalutazione del fenomeno col risultato che esso si dilata in quanto non trova azioni di contenimento o prevenzione.
Il bullismo, invece, è costituito da azioni aggressive poste in atto in ambiente scolastico e perpetrate in modo intenzionale e sistematico. Colui che compie tali azioni è chiamato il “bullo dominante”, di solito un ragazzo o una ragazza (il bullismo femminile è sempre più in crescita) che sono più forti fisicamente o psicologicamente rispetto al gruppo dei pari.
C’è poi il “bullo gregario”, un ragazzo o una ragazza che svolge ruoli di aiutante del bullo dominante perché è debole, poco ricercato e vuole brillare di luce riflessa sulla scia del “capo”.
Infine c’è la “vittima”; essa viene identificata come tale perché presenta delle diversità, delle debolezze e non sa difendersi. A volte, la vittima interagisce attivamente con il bullo e lo provoca.
Il bullismo, pertanto, è un fenomeno più complesso e sfaccettato di quello che si pensa. 
La cronaca giornalistica è abbastanza ricca di episodi in cui bambini o adolescenti sono vittime di atti di bullismo che a volte comportano funeste conseguenze.
L’autore, per la sua formazione e per le attività di cui si occupa, è spesso a diretto contatto con i ragazzi e ne diventa l’osservatore privilegiato. Trae ispirazione dalla quotidianità per costruire storie che dimostrano come egli sappia cogliere la sensibilità giovanile fatta di angosce, di contraddizioni, disagi ed emozioni spesso laceranti che imprimono tracce indelebili nell’animo di chi le vive.
Marco, il protagonista del romanzo, è un ragazzo sensibile, buono, altruista ma in qualche modo diverso, debole, che viene subito individuato dal bullo come una preda da tormentare e perseguitare.
Il bullo, Corrado, è spalleggiato dalla sua banda. Un gruppetto di gregari che si fanno comandare da lui perché lo temono, perché essendo il capo risparmia loro di pensare con la propria testa. Anch’egli, però, dietro la faccia da duro, nasconde una triste realtà famigliare che vede un padre violento e una madre succube del marito. Il lettore si ritrova a provare pietà per Corrado quando comprende che pure lui è una vittima, ma ciò nulla toglie alla gravità condannabile del suo comportamento
I luoghi e le occasioni per condurre a buon fine i crudeli scherzi o le torture psicologiche sono quelli offerti dall’ambiente scolastico.
Marco viene perseguitato in cortile durante l’intervallo, quando gli viene sottratto il panino; in mensa quando, per lo sgambetto di Corrado, cade facendo volare il vassoio con il suo pranzo; all’uscita da scuola quando è inseguito e picchiato brutalmente dalla “banda bassotti” che lo umilia più profondamente nell’animo che nel fisico; durante le lezioni quando è rimproverato dagli insegnanti a causa delle congetture ordite da Corrado per farlo apparire colpevole.
Ogni giorno, per Marco, varcare i cancelli della scuola significa entrare all’inferno, sapendo di non avere scampo.
Ad un certo punto, il limite della sopportazione di Marco viene raggiunto, e lui non ce la fa più.
Insieme ad una sua compagna, Irina, anche lei vittima innocente del bullo e della sua banda, compie un gesto drammatico che sancisce la sua ribellione e il suo disperato grido di aiuto.
Riuscirà Marco a farsi ascoltare?
Gli adulti che lo circondano non hanno mai capito o intuito la portata del suo malessere; non hanno mai dimostrato di voler indagare le varie situazioni che lo hanno coinvolto, anzi, inconsapevolmente, hanno retto il gioco di Corrado.
Quando la drammaticità della situazione non può essere più ignorata, gli adulti si ritrovano a dover fare i conti con le proprie mancanze, gli atteggiamenti superficiali, la noncuranza, l’incapacità di ascoltare in modo autentico i loro figli o i loro alunni.
Anche il gruppo dei pari, la classe di Marco e Irina, è costretto a riconoscere la propria complicità negativa che ha fatto da sfondo alla dolorosa storia dei compagni.
Al pari degli adulti sono costretti a riflettere sul loro comportamento e obbligati dalle circostanze ad assistere ad una scena di inaudita violenza che li porterà finalmente ad esprimere emozioni ed intenti positivi.
La prosa che contraddistingue il romanzo è fluida e chiara; il lettore non trova difficoltà, il lessico è curato, vario e l’autore usa spesso espressioni tratte dallo slang giovanile per essere più aderente al mondo degli adolescenti.
Si può affermare che il romanzo si dipana in una lunga sequenza dialogata che tiene il lettore avvinto fino all’ultima pagina. Non c’è il tempo per annoiarsi, i fatti si susseguono incalzanti e sempre più drammatici; il lettore resta col fiato sospeso, si commuove, si indigna, è come se provasse sulla sua pelle le umiliazioni a cui vengono sottoposti Marco ed Irina e quando la vicenda giunge all’epilogo finale gli nasce dentro il desiderio di fare qualcosa affinché non succedano nella sua realtà fatti del genere.
Il messaggio dell’autore è dunque chiaro: facciamo tutti qualcosa contro il bullismo.
Lo facciano gli adulti, sia come genitori sia come insegnanti; lo facciano i ragazzi, sviluppando comportamenti di accoglienza e tolleranza verso chi, in qualche modo, è diverso;  
facciamolo tutti, ascoltando gli altri, senza indifferenza nei confronti di coloro che vivono nel disagio emotivo.

Emanuela Manzoli

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