Recensione di
Emanuela Manzoli
Il
tema del bullismo in ambiente scolastico è molto attuale poichè sta dilagando
fra i giovani e non esclude i bambini della scuola
dell’infanzia e della scuola primaria.
In genere molti credono di
sapere cosa è il bullismo cioè una forma più accentuata di esuberanza che in
fondo fa parte della naturale crescita dei ragazzi, per cui non occorre
scandalizzarsi per qualche scherzetto un tantino pesante. Le vittime degli
scherzi, poi, dovrebbero imparare a difendersi e a non lagnarsi in
continuazione!
Questo modo di pensare è del tutto sbagliato perchè induce alla disastrosa
sottovalutazione del fenomeno col risultato che esso si dilata in quanto non
trova azioni di contenimento o prevenzione.
Il bullismo, invece, è costituito da azioni aggressive poste in atto in
ambiente scolastico e perpetrate in modo intenzionale e sistematico.
Colui che compie tali azioni è chiamato il “bullo dominante”, di solito un
ragazzo o una ragazza (il bullismo femminile è sempre più in crescita) che
sono più forti fisicamente o psicologicamente rispetto al gruppo dei pari.
C’è poi il “bullo gregario”, un ragazzo o una ragazza che svolge ruoli di
aiutante del bullo dominante perché è debole, poco ricercato e vuole brillare
di luce riflessa sulla scia del “capo”.
Infine c’è la “vittima”; essa viene identificata come tale perché
presenta delle diversità, delle debolezze e non sa difendersi. A volte, la
vittima interagisce attivamente con il bullo e lo provoca.
Il bullismo, pertanto, è un fenomeno più complesso e sfaccettato di quello che
si pensa.
La cronaca giornalistica è abbastanza ricca di episodi in cui bambini o
adolescenti sono vittime di atti di bullismo che a volte comportano funeste
conseguenze.
L’autore, per la sua formazione e per le attività di cui si occupa, è spesso
a diretto contatto con i ragazzi e ne diventa l’osservatore privilegiato. Trae
ispirazione dalla quotidianità per costruire storie che dimostrano come egli
sappia cogliere la sensibilità giovanile fatta di angosce, di contraddizioni,
disagi ed emozioni spesso laceranti che imprimono tracce indelebili nell’animo
di chi le vive.
Marco, il protagonista del romanzo, è un ragazzo sensibile, buono, altruista ma
in qualche modo diverso, debole, che viene subito individuato dal bullo come una
preda da tormentare e perseguitare.
Il bullo, Corrado, è spalleggiato dalla sua banda. Un gruppetto di gregari che
si fanno comandare da lui perché lo temono, perché essendo il capo risparmia
loro di pensare con la propria testa. Anch’egli, però, dietro la faccia da
duro, nasconde una triste realtà famigliare che vede un padre violento e una
madre succube del marito. Il lettore si ritrova a provare pietà per Corrado
quando comprende che pure lui è una vittima, ma ciò nulla toglie alla gravità
condannabile del suo comportamento
I luoghi e le occasioni per condurre a buon fine i crudeli scherzi o le
torture psicologiche sono quelli offerti dall’ambiente scolastico.
Marco viene perseguitato in cortile durante l’intervallo, quando gli viene
sottratto il panino; in mensa quando, per lo sgambetto di Corrado, cade facendo
volare il vassoio con il suo pranzo; all’uscita da scuola quando è inseguito
e picchiato brutalmente dalla “banda bassotti” che lo umilia più
profondamente nell’animo che nel fisico; durante le lezioni quando è
rimproverato dagli insegnanti a causa delle congetture ordite da Corrado per
farlo apparire colpevole.
Ogni giorno, per Marco, varcare i cancelli della scuola significa entrare
all’inferno, sapendo di non avere scampo.
Ad un certo punto, il limite della sopportazione di Marco viene
raggiunto, e lui non ce la fa più.
Insieme ad una sua compagna, Irina, anche lei vittima innocente del bullo e
della sua banda, compie un gesto drammatico che sancisce la sua ribellione e il
suo disperato grido di aiuto.
Riuscirà Marco a farsi ascoltare?
Gli adulti che lo circondano non hanno mai capito o intuito la portata del suo
malessere; non hanno mai dimostrato di voler indagare le varie situazioni che lo
hanno coinvolto, anzi, inconsapevolmente, hanno retto il gioco di Corrado.
Quando la drammaticità della situazione non può essere più ignorata,
gli adulti si ritrovano a dover fare i conti con le proprie mancanze, gli
atteggiamenti superficiali, la noncuranza, l’incapacità di ascoltare in modo
autentico i loro figli o i loro alunni.
Anche il gruppo dei pari, la classe di Marco e Irina, è costretto a riconoscere
la propria complicità negativa che ha fatto da sfondo alla dolorosa storia dei
compagni.
Al pari degli adulti sono costretti a riflettere sul loro comportamento e
obbligati dalle circostanze ad assistere ad una scena di inaudita violenza che
li porterà finalmente ad esprimere emozioni ed intenti positivi.
La prosa che
contraddistingue il romanzo è fluida e chiara; il lettore non trova difficoltà,
il lessico è curato, vario e l’autore usa spesso espressioni tratte dallo
slang giovanile per essere più aderente al mondo degli adolescenti.
Si può affermare che il romanzo si dipana in una lunga sequenza dialogata che
tiene il lettore avvinto fino all’ultima pagina. Non c’è il tempo per
annoiarsi, i fatti si susseguono incalzanti e sempre più drammatici; il lettore
resta col fiato sospeso, si commuove, si indigna, è come se provasse sulla sua
pelle le umiliazioni a cui vengono sottoposti Marco ed Irina e quando la vicenda
giunge all’epilogo finale gli nasce dentro il desiderio di fare qualcosa
affinché non succedano nella sua realtà fatti del genere.
Il messaggio dell’autore è dunque chiaro: facciamo tutti qualcosa contro il
bullismo.
Lo facciano gli adulti, sia come genitori sia come insegnanti;
lo facciano i ragazzi, sviluppando comportamenti di accoglienza e tolleranza
verso chi, in qualche modo, è diverso;
facciamolo tutti,
ascoltando gli altri, senza indifferenza nei confronti di coloro che vivono nel
disagio emotivo.
Emanuela
Manzoli
(...)
Torna
a Narrativa per Ragazzi - Capitolo
Due: L'incontro con i nuovi compagni
|