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A PESCA IN UN MARE INQUINATO
«Non ti
annoi a venire a pesca con me?» chiese Giovanni
Trevisan
al figlio Luca, mentre il piccolo canotto avanzava lento, costeggiando uno
stabilimento semi-sommerso che un tempo era stato una fabbrica di birra.
«Ma no, papà, anzi, mi piace» replicò Luca.
«A volte penso che staresti meglio con i tuoi amici, piuttosto che con un
vecchio brontolone come me.»
«Beh, sul “brontolone” ti do ragione, papà. È sul “vecchio” che avrei qualcosa
da ridire!»
«Sei troppo buono, figlio mio!»
«Ma no, papà. E poi tu hai sempre qualcosa da raccontarmi sui bei tempi andati,
come li chiami tu.»
«Te ne ho già parlato un sacco di volte, proprio come i vecchi, che tirano fuori
sempre i soliti discorsi!»
«A dire il vero, ogni volta hai qualcosa di nuovo da aggiungere alle tue storie
e io non capisco mai se quello che mi racconti è successo davvero, oppure se te
lo inventi al momento, tanto, sei convinto che io mi beva tutto.»
«Quello che vedi ti sembra inventato?» replicò serio il padre, indicando con un
ampio gesto i ruderi cadenti e semi-sommersi della ex fabbrica di birra.»
«No, papà, hai ragione, ma come è possibile che siamo arrivati a questo punto?»
In realtà lo sapeva benissimo, ma voleva far parlare il padre, che di solito se
ne stava zitto a rimuginare tra sé e sé sui disastrosi avvenimenti che avevano
ridotto la sua famigliola alla precaria condizione di profughi.
«È stato il riscaldamento
globale del pianeta, ragazzo mio.»
Luca capì che il padre sarebbe uscito dal solito mutismo per esprimere tutto il
proprio odio verso chi, insensibile alle grida di allarme degli scienziati,
aveva dato origine per pura cupidigia di lucro al disastro che stava creando
danni irreversibili a tutto il pianeta.
«Eppure gli scienziati l'avevano detto che l'uso incontrollato dei combustibili
fossili avrebbe ammorbato l'atmosfera, provocando un aumento dell'effetto serra
e l'innalzamento della temperatura.»
«A scuola, però, ho studiato che già dalla seconda metà del XX Secolo c'erano
stati molti studi per individuare fonti energetiche alternative.»
«Hai detto bene, c'erano state fior di ricerche, ma chi avrebbe avuto i capitali
per approfondirle e metterle in pratica ha preferito ignorarle.»
«Ma perché mai? Non si sapeva come sarebbe andata a finire?»
«Oh, certo che si sapeva, ma aveva prevalso l'idea di un guadagno immediato
proveniente dall'estrazione dei combustibili fossili, petrolio, carbone, gas.
Senza contare che ad ammorbare l'atmosfera si sono aggiunte le deforestazioni
selvagge come quelle in Amazzonia. Era il polmone che forniva ossigeno a tutto
il pianeta ed è stata devastato.»
«A che scopo abbattere la Foresta Amazzonica, papà?»
«Per guadagnare spazi per l'agricoltura, il che avrebbe avuto anche un senso, se
si fosse trattato di eliminare la fame nel mondo, ma non era così, caro Luca. I
territori rubati alla foresta sono stati convertiti in sterminare piantagioni,
utili per alimentare il bestiame degli allevamenti intensivi del Sud America. Ma
tu lo sai che le esalazioni gassose provenienti da quegli allevamenti hanno
provocato tanti danni all'atmosfera quanto i gas di scarico delle macchine di
mezzo mondo?»
«Ma dai papà, vuoi dire che le puzze delle mucche... ma no, non posso crederci!»
«Insomma, tutto contribuisce e tra una cosa e l'altra la temperatura del pianeta
ha iniziato ad aumentare.»
«E nessuno se n'è accorto?»
«Certo, tutti se ne sono resi conto! Anche se all'inizio l'innalzamento del
livello dei mari era appena percettibile, il clima era cambiato e c'erano stati
uragani, tifoni e alluvioni in regioni del mondo nelle quali a memoria d'uomo
non si erano mai verificati. I grandi magnati della terra, però, hanno
continuato a fare i loro comodi come se niente fosse!»
«E gli scienziati se ne sono rimasti zitti?»
«Certamente no, ma le multinazionali che avrebbero potuto prendere dei
provvedimenti hanno badato prima di tutto ai loro interessi del momento, senza
pensare al futuro. Hanno preferito dare ascolto a quei pochi tra gli uomini di
scienza che affermavano che non c'era da preoccuparsi. Quei ciarlatani dicevano
che nel pianeta c'erano sempre stati cambiamenti climatici ed era normale che da
periodi dal clima temperato si fosse passati a ere tropicali, glaciali e
viceversa.»
«Questo, però, era vero...»
«Sì, era già successo, ma non in modo così disastroso e rapido come negli ultimi
due secoli e intanto, mentre quegli ingordi delle multinazionali si riempivano
di ricchezze, i ghiacci cominciavano a sciogliersi e il livello del mare a
salire. Ed eccoci qua» concluse Giovanni, indicando l'ennesimo stabilimento che
emergeva dall'acqua.
L'uomo spense il motorino del gommone e si dedicò a predisporre in silenzio
alcune lenze, infilzando agli ami dei lombrichi e gettandoli in acqua. Luca si
rese conto che il padre era tornato a incupirsi e si perse d'animo a sua volta.
Si guardò attorno e si chiese se poteva chiamarsi davvero “mare” quella gran
massa d'acqua che li circondava. Non possedeva ricordi personali di come doveva
essere prima del disastro, ma aveva visto molte immagini nelle quali il mare
appariva come una distesa dalle infinite sfumature blu che si estendeva fino
all'orizzonte, confondendosi quasi con l'azzurro del cielo. Attorno a loro,
invece, c'era uno scenario inquietante, costituito da vecchi relitti industriali
in cemento, semi-sommersi dall'acqua, che un tempo avevano determinato la
ricchezza dei territori sui quali sorgevano e ora stavano solo a testimoniare
quanto poco lungimiranti fossero state le persone che avevano nelle mani le
redini dell'economia e del potere.
«Il livello del mare è salito di ben quattro metri in cent'anni» sbottò
Giovanni, rompendo il silenzio. «E non serve che ti racconti il resto, Luca,
perché già lo sai, lo vedi e ne soffri anche tu» concluse, tornando a descrivere
con un ampio gesto i ruderi semi-sommersi.
«Ma... il mare smetterà prima o poi di salire?» chiese timidamente il ragazzo.
«Per il momento non ne ha nessuna intenzione. I ghiacci ai
Poli della Terra non hanno cessato di sciogliersi. Lo sai che se tutti quei
ghiacci si sciogliessero completamente, il livello del mare salirebbe in tutto
il mondo di una sessantina di metri?»
«No, non posso crederci! È impossibile!»
«Succederà proprio così se nel mondo si continueranno a utilizzare i
combustibili fossili.»
Tra i due tornò a calare il silenzio e Giovanni si dedicò a ispezionare i
galleggianti delle lenze che pendevano dal bordo del canotto.
«Non si muovono» osservò Luca.
«Credo che stiamo solo perdendo il nostro tempo» sospirò Giovanni. «Qui di pesce
non ce n'è.»
«Perché, papà?»
«Non la vedi l'acqua com'è?»
«È torbida.»
«Già, e sai perché?»
«No.»
«Perché le installazioni industriali dovevano essere bonificate prima che
l'acqua le allagasse, ma per farlo servivano soldi che non c'erano, o che
qualcuno non ha voluto sborsare.»
«E così siamo stati invasi da un mare inquinato?»
«Proprio così, prima il danno e poi la beffa» rispose il padre, togliendo le
lenze dal bordo del canotto e avvolgendole nei loro rocchetti. «È meglio che
torniamo al campo.»
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